La grande fuga, di Ulf Stark

La grande fuga è l’ultimo libro che ha scritto Ulf Stark, pluripremiato scrittore svedese per l’infanzia, pubblicato in Italia da Iperborea.

Stark ci ha lasciato nel 2017 e La grande fuga (tradotto da Laura Cangemi e uscito postumo), è, forse non a caso, la ricerca di una strada possibile per effettuare il passaggio tra la vita terreste e quello che, chissà, forse, verrà dopo. La ricerca, accompagnata dalle amabili illustrazioni di Kitty Crowther, è poetica, sentimentale, favolistica a volte struggente, ed è fatta insieme da un bambino e suo nonno, mentre intorno a loro ruotano altre relazioni, umanissime, complicate, fatte di non detti e ferite, come quelle tra padri e figli.

Gotfridino è un bambino molto affezionato al nonno paterno che si trova in ospedale per dei disturbi al cuore dovuti all’età avanzata. Il nonno è un omone burbero e avventuroso, che dice parolacce e che ama la birra, e il bambino lo vede con occhi ammirati. Gotfridino vorrebbe far uscire il nonno dall’ospedale, perché vede che lì soffre, si sente in gabbia, e lo vorrebbe portare a casa con sé, o in una casa di riposo vicino a loro, ma il padre del bambino non condivide questa idea. Così lui si ingegna per escogitare dei modi per rendere il nonno felice, e progetta una fuga con lui.

Dove vanno? A cosa serve fuggire? 

Il nonno ha un desiderio, che si capirà essere fondamentale per poter effettuare il suo passaggio: tornare una volta nei luoghi dove è stato tanti anni con la moglie, nella loro casa, indietro nel tempo, a riprendere qualcosa che era rimasto lì per poi poter andare avanti, via, più serenamente.

Ma tutto questo non avviene con facilità e senza paura. Si procede per buche, per dubbi, domande. E cosa c’è di meglio delle domande che fanno i bambini per capire la vita? 

“Si può amare qualcuno che è morto?”

“A volte dire le bugie può servire?”

“Mamma quando si muore si va in cielo? Come si fa a saperlo?”

La questione è che il bambino e il nonno sono uniti da una forza grande e potente, quella che li divide dal papà dal bambino: loro credono. Credono fortemente che una strada esista e un passaggio esista, credono che l’ultima marmellata che ha fatto la nonna finirà solo quando il nonno sarà pronto per raggiungerla. Credono che ci sia un modo per sapere se l’aldilà c’è e alla fine lo trovano, lo trovano per tempo, ce la fanno insieme.

La questione non è se tutto questo è vero o no, se è solo una favola, perché dentro c’è una verità che ci appartiene: la loro vita è basata sulla fiducia, e la fiducia li rende capaci di non starsene su un divano ad aspettare che le cose passino o accadano (come purtroppo fa il papà del bambino, chiuso nella sua rabbia), ma di organizzare una fuga pazza, rischiosa, di dar vita a piccole follie e inventare storie che li rendono felici, e questo significa fare onore e dare senso alla vita, fino in fondo, fino all’ultimo.

“Tutto questo non vale una sgridata?” dice il bambino.

“Se si pensa sempre ai ‘se’ non si combina un fico secco”, risponde il nonno.

 La grande fuga è finalista al Premio August e in corso di traduzione in 15 paesi. Ha venduto 25.000 copie in Svezia.

 

Articolo pubblicato a firma di Valeria Cecilia l’11 luglio 2022 https://agrifoglio.ilfoglio.it/agricultura/la-grande-fuga-di-ulf-stark/