Autistiche. Donne nello spettro, di Clara Törnvall

Forse complice il Covid, la letteratura (così come le narrazioni sui social) in questi ultimi anni si è fatta voce di storie, quasi sempre personali, legate a disagi psichici quali bipolarismo, depressione, ma anche burnout da zoom, disturbo dell’attenzione. Ecco che il racconto della malattia si allontana da una costruzione romanzata a trama, per assumere un tono intimo, da coming out liberatorio e pacifico: perché a liberare non è tanto il confessare “io ho questa difficoltà”, quanto la presa di coscienza del disturbo (spesso grazie a una diagnosi in età adulta), che solleva dal peso di combattere da soli quei problemi ritenuti una propria responsabilità (“dipende da me”). In questo filone rientra Autistiche. Donne nello spettro (Elliot, tradotto da Daniele Marannino), di Clara Törnvall (Stoccolma, 1976), un saggio narrativo sull’autismo femminile, ancora poco narrato nei libri, al cinema o nelle serie tv, dove invece ha trovato spazio da tempo quello maschile (Rain Man, The Big Bang Theory, Atypical, The Good Doctors etcc.).

Törnvall ha scoperto di essere autistica a 42 anni, e nelle prime pagine del libro afferma una cosa che forse tutti possiamo sentire nostra nel suo significato assoluto, ma che risulta comunque spiazzante: “Ho sempre saputo di essere autistica. Eppure non ne avevo idea”.

La causa dell’autismo, come ribadisce l’autrice, è biologica con una forte ereditarietà (non c’entrano i vaccini né le mamme fredde della teoria psicodinamica). È però un campo di ricerca molto complesso (si parla di spettro) perché sono coinvolti molti geni diversi (e vanno valutati 7 criteri). In più c’è una difficoltà specifica e storica della diagnosi dell’autismo femminile, che ha delle peculiarità rispetto a quello maschile, ma gli studi e i protocolli sono sempre stati fatti sui maschi e da medici maschi. Ecco che la storia clinica si intreccia con quella culturale e di genere. I sintomi osservati nei soggetti autistici sono: interessi ossessivi, letteralità, attenzione ai dettagli, difficoltà con le aspettative sociali, ma le donne, per una cultura di compiacenza, sono più portate a camuffare i disagi e quindi spesso appaiono clinicamente neurotipiche.

Il libro intreccia le tappe della ricerca mondiale nel campo con alcune storie di artiste, studiose, psicologhe. Tra le altre, Simone Weil, Emily Dickinson, e una certa memorabile Temple Gramdin, che da piccola amava stare con gli animali più che con le persone, e che oggi, grazie a chi l’ha incoraggiata, è la più importante esperta di bestiame negli Stati Uniti. È questa la direzione forse: la generazione più giovane di autistici si batte per il diritto a una vita autistica autentica, e la nuova frontiera della ricerca si sta spostando dall’obiettivo di curare e correggere gli autistici a quello di creare le condizioni sociali e ambientali per rispettare e valorizzare le loro peculiarità.

 

Articolo pubblicato a firma di Valeria Cecilia su Il Foglio, in terza pagina, nel mese di luglio 2023.