Sarah Rose Etter ci racconta il percorso del dolore

Quanto siamo legati ai nostri dolori? Siamo in grado di separarcene? Eliminare il dolore per poi essere più felici è solo un’illusione?

Il libro di X è il primo romanzo di Sarah Rose Etter, scrittrice americana dalla narrativa sperimentale, già autrice della raccolta di racconti Tongue Party. Il libro ha vinto il premio Shirley Jackson Award for Novel nel 2019. In Italia è stato pubblicato da PIDGIN Edizioni (traduzione di Stefano Pirone), casa editrice napoletana, nata nel 2017 che, si legge sul sito, si pone l’obiettivo di promuovere una letteratura diversa, più audace e spregiudicata, più sopra le righe e fuori dagli schemi. La scelta di questo libro certamente non tradisce l’enunciato dell’editore.

Sarah Rose Etter

Il libro ha originalità e complessità di forma e di storia. Si parte dal corpo: la protagonista, Cassie, è nata con una malformazione, un grosso e rigonfio nodo sulla pancia, difetto genetico (la x del titolo rimanda al cromosoma) ereditato dalla madre e dalla nonna. Questa malformazione per Cassie è fonte di inadeguatezza, disagio, complesso di diversità e inferiorità. Le condiziona tutta la vita, le invade ogni spazio mentale, i rapporti con i suoi compagni di scuola e le relazioni sentimentali, nelle quali sperimenta rifiuti, scherno, e anche violenze. Cassie, nonostante questo peso, mantiene uno sguardo sulla realtà che se non può essere leggero e spensierato, è certamente vivace e lucido, attento e ricercatore.

Il senso di diversità, la percezione di un peso atavico addosso, è nutrito anche dalle “malformazioni” delle relazioni famigliari. La madre di Cassie non fa che aumentare il peso della figlia, cercando in tutti i modi di coprirla, correggerla, migliorarla. Tra la madre e Cassie non si instaura mai una vera intimità, sono legate da una ruolizzazione di genere, puliscono la casa, cospargono i muri di limoni per disinfettare, mentre i maschi, il padre e il fratello di Cassie, vanno al lavoro e mantengono la famiglia. Sono proprietari di cave preziose da cui si estrae la carne, che lavorano e rivendono. Un affare fortunato da cui le donne, appunto, devono rimanere lontano, le cave sono un luogo a loro proibito.

I nodi, la carne, cosa rappresentano? Sono il “correlativo oggettivo” dei legami e le eredità che ci bloccano, gli ingombri dolorosi che troviamo nella nostra vita nel momento in cui nasciamo. Ma il libro intesse una narrazione più ampia del dolore, che parte dalle eredità e che penetra nell’identità delle persone per tutta la vita, perché con il dolore stringiamo anche un legame che sa essere intimo come nessun altro legame riesce a essere. E’ difficile separarsene.

Ecco che il libro, intorno al filo narrativo centrale (il nodo e le sue conseguenze), contiene racconti, episodi, riflessioni, brevi appunti di ricerche storiche, etimologiche, scientifiche su parole, cose, animali, concetti come bacio, polipo, utero, alcol, balena, nodo, gravidanza, innamoramento. Poi la narrazione della storia viene alternata dal racconto delle Visioni che sono come sogni ad occhi aperti di Cassie di una realtà alternativa, a volte bella, in cui lei si vede senza il nodo, desiderata dai ragazzi, ma a volte la realtà immaginata è anche sogno gotico, surreale, a sancire che il fluttuare della mente non va a compartimenti stagni, non naviga sul bianco o il nero, il bene o il male, ma striscia in esperienze contaminate, dove nei sogni portiamo anche i nostri incubi.

A legare tutti i frammenti narrativi è la voce intima, colloquiale e profonda di Cassie, che non tramuta mai in rabbia esplosiva, non cade mai nel vittimismo, perché mantiene salda la sua intelligenza e onestà di sguardo, la voglia di non dargliela vinta al destino. Cassie sogna di essere felice, non di vendicarsi, e combatte ogni giorno nel suo intimo, senza i clamori dell’eroe.

Come tutte le adolescenti, Cassie cerca più di ogni altra cosa l’amore. Non lo trova nella sua città, dove non trova niente di buono in realtà (ha solo un’amica, dal corpo ideale, la vita ideale, sposata, amata, incinta), così, terminati gli studi va a lavorare fuori e quando ogni tanto torna a casa non vede l’ora di andare via. Cassie riesce anche a trovare un medico disposto a operarla. Ora potrà essere finalmente felice? E quello che arriva adesso è un amore vero? O forse queste erano illusioni e si infrangeranno? Quando viene a mancare il padre Cassie fa il suo affondo più profondo nel senso di morte, così si chiude nella sua nuova casa in collina, lontano da tutti e da tutto. Ma da questo abisso riesce a vedere le stelle.

Questo articolo è stato pubblicato a firma di Valeria Cecilia su: agrifoglio.ilfoglio.it