Il consolo: racconto denuncia di un aborto terapeutico
Il consolo, primo romanzo di Orsola Severini (Fandango Libri), è un’opera autobiografica con cui l’autrice racconta la sua esperienza di aborto terapeutico. Orsola ha già due figli piccoli, un matrimonio che funziona, vive a Roma, quartiere Parioli. Come ci racconta nel libro, la sua è una vita perfettamente sotto controllo. Tutto quello che Orsola fa e che ha realizzato è frutto delle sue scelte, dal lavoro part time per stare con i figli alla dieta sana e lo sport la mattina presto anche con il freddo. A un certo punto l’equilibrio si rompe. Orsola è di nuovo incinta (lo voleva lei il terzo figlio) ma da un’ecografica risulta che il feto ha una grave malformazione che non rende possibile la sopravvivenza del bambino e mette seriamente a rischio anche la vita della mamma. La scelta per lei è obbligata quindi: deve praticare l’aborto terapeutico. Da qui inizia un’esperienza destabilizzante per Orsola, che vedrà la sua ginecologa (quella che l’ha seguita anche nelle prime due gravidanze) darle le spalle (non so cosa fare, si rivolga a una struttura pubblica le dice) e tutti i medici che incontrerà trattarla con freddezza, indifferenza. Così Orsola scoprirà l’inadeguatezza delle nostre strutture sanitarie, la quasi assenza di medici non obiettori e soprattutto cosa significa esser marchiata di un pesante giudizio e lasciata sola in un paese dove abortire è una colpa.
Anche il marito non riesce a gestire la situazione in modo adeguato, e al dolore reagisce con rabbia. Orsola, completamente sola, pensa al padre che non c’è più e che, anche lui, in qualche modo, a suo tempo l’ha abbandonata. Il padre (medico, comunista convinto, amante delle avventure e delle donne) è rimasto per lei una figura distaccata quanto affascinante, impenetrabile e indispensabile allo stesso tempo. E quando dovrà affrontare il tortuoso percorso che la porterà dentro la sala operatoria, il trauma dell’intervento, e poi il post trauma, ecco che proprio in quel fondo oscuro e profondo riuscirà a sentire l’essenza del suo legame con lui, fatto non solo delle cose che le sono mancate, ma anche di quelle che le sono rimaste.
Nel libro le due narrazioni, la storia del padre e quella dell’aborto, quindi si incrociano, e questo doppio registro dà forza al libro, non solo da un punto di vista narratologico strutturale, ma perché l’autrice fa venir fuori una sua voce profondamente umana e onesta, che non è solo di denuncia e rabbia (verso il padre e verso il sistema sanitario) ma è anche misericordiosa, generosa, sincera. Verso i medici lei dice: “la stragrande maggioranza del personale è stata con me insensibile, ho sentito battute fuori luogo”…”ma è altrettanto vero che questi uomini e queste donne lavorano in condizioni veramente estreme, la struttura è fatiscente, scassata, indecorosa. La maggior parte dei loro colleghi sono obiettori di coscienza, e questo implica che loro si ritrovino a fare praticamente solo interruzioni dalla mattina alla sera”…”ma come diventereste voi se doveste lavorare tutto il giorno in quelle condizioni”?..”perennemente sottorganico? con i primari tutti obiettori?…”
Quel senso di abbandono, di rabbia verso il genitore inadeguato, si fa motore di ricerca interna, adesso e nel passato, nelle ferite antiche e anche nell’eredità buone che quelle ferite ci hanno consegnato. Scrive Orsola: e no, non è vero che lo odi. Lui ti manca. Lui ti manca terribilmente .Non ti manca perché era un medico e avrebbe trovato un qualche suo collega che ti avrebbe aiutato nelle trafile. Ti manca perché lui, nonostante tutte le sue idiosincrasie, le sue contraddizioni e il suoi sbagli, lui avrebbe trovato le parole”…. “non avrebbe pensato che ti dovessi distrarre. Te lo avrebbe fatto guardare in faccia, ti avrebbe preso per mano e te lo avrebbe fatto attraversare”.
Questo il senso anche del titolo del libro, il consòlo, che è l’usanza calabrese di preparare il pranzo e la cena per la famiglia in lutto da parte di parenti e amici, un gesto di consolazione, ma che qui è anche il tentativo di mettere insieme i pezzi e ripartire.